La teoria dei graha e degli atigraha

In un famoso passo della bRhadAraNyakopaniSad (3,2.2-9, citato in fondo al post), yAjJavAlkya viene interrogato “secco” (da un tal jAratkArava ArtabhAga) sui graha e sugli atigraha.
Nel rispondere, il grande sacerdote vedico dice che i graha sono otto: il prANa, che qui pare significare l’inspirare, vAc, la voce, jihvA, la lingua, cakSus, l’occhio, zrotra, l’orecchio, manas, la mente/cuore, hastau, le due mani e tvac, la pelle.
E’ evidente, osservando l’elenco, che quel che yAjJavAlkya intende per graha ha a che fare con gli organi di percezione (nell’ordine in cui appaiono: olfatto, gusto, vista, udito e tatto), ma un graha non è solo quello, dato che nell’elenco rientrano anche la facoltà di parlare (vAc), il pensiero/desiderio (manas) e le mani (hastau).
A livello etimologico la parola graha viene dalla radice grah che vuol dire “prendere, afferrare”, che spiega abbastanza bene la funzione di organo di percezione (poiché afferra i dati sensoriali), meno bene quella della fonazione e della volizione, a meno di intendere questo afferrare come una forma di “presa sull’essere/esserci” che costituisce la potenza dell’uomo. La presenza delle mani nell’elenco dei graha in parte stupisce, ma la connessione fra il senso etimologico del termine (“ghermitore” traduce Filippani) e una delle funzioni principali delle mani pare evidente e ancora più evidente è la “potenza” delle mani, che si esprime nel fare e nel gesticolare.
Il termine atigraha, che è un composto pur chiaro nei suoi elementi (ati è prefisso o preposizione che significa “oltre, al di là” indicando una superiorità o un eccesso), non è però di facilissimo intendimento: io lo prendo qui come un bahuvrIhi preposizionale con significato “che supera (e domina) il graha” in quanto — a me pare questo il senso del passo, riportato nella sua interezza al fondo del presente post– l’atigraha limita la possibilità conoscitiva e esistenziale del graha, rende per così dire la sua presa “ingannevole” inficiandone la vera portata conoscitiva (per yAjJavAlkya, oggetto e fonte di ogni conoscenza è l’Atman, e l’Atman non rientra nell’ambito di nessuno dei graha, proprio perché questi sono a loro volta afferrati dal loro rispettivo atigraha, cioè dal loro specifico e limitato ambito).
Quel che la teoria dei graha e degli atigraha ci dice infatti è che inevitabilmente inspirando si percepiscono odori e nient’altro, parlando si pronunciano parole e nient’altro, assaporando si colgono gusti e nient’altro, vedendo si percepiscono forme e nient’altro, udendo si sentono suoni e nient’altro, facendo gesti si compiono azioni e nient’altro e con la pelle si hanno sensazioni tattili e nient’altro.
Ma è sul graha manas (3,2.7), la tanto stimata mente e la sua facoltà di pensare, che la teoria risulta sorprendente e illuminante: perché l’atigraha del pensiero sono i desideri/piaceri (kAma), e non, come ci aspetteremmo, le idee.
Il che significa che, secondo yAjJavAlkya, ogni idea, a livello più profondo, non è nient’altro che desiderio/piacere, ogni prodotto di manas è in verità sempre e solo kAma.
Di seguito il passo trascritto coi segni diacritici.
atha hainaṃ jāratkārava ārtabhāgaḥ papraccha | yājñavalkyeti hovāca — kati grahāḥ katy atigrahā iti | aṣṭau grahā aṣṭāv atigrahā iti | ye te ‘ṣṭau grahā aṣṭāv atigrahāḥ katame ta iti || BrhUp_3,2.1 ||
prāṇo vai grahaḥ | so ‘pānenātigraheṇa gṛhītaḥ | prāṇena hi gandhāñ jighrati || BrhUp_3,2.2 ||
vāg vai grahaḥ | sa nāmnātigraheṇa gṛhītaḥ | vācā hi nāmāny abhivadati || BrhUp_3,2.3 ||
jihvā vai grahaḥ | sa rasenātigraheṇa gṛhītaḥ | jihvayā hi rasān vijānāti || BrhUp_3,2.4 ||
cakṣur vai grahaḥ | sa rūpeṇātigraheṇa gṛhītaḥ | cakṣuṣā hi rūpāṇi paśyati || BrhUp_3,2.5 ||
śrotraṃ vai grahaḥ | sa śabdenātigraheṇa gṛhītaḥ | śrotreṇa hi śabdāñ śṛṇoti || BrhUp_3,2.6 ||
mano vai grahaḥ | sa kāmenātigraheṇa gṛhītaḥ | manasā hi kāmān kāmayate || BrhUp_3,2.7 ||
hastau vai grahaḥ | sa karmaṇātigraheṇa gṛhītaḥ | hastābhyāṃ hi karma karoti || BrhUp_3,2.8 ||
tvag vai grahaḥ | sa sparśenātigraheṇa gṛhītaḥ | tvacā hi sparśān vedayata | ity aṣṭau grahā aṣṭāv atigrahāḥ || BrhUp_3,2.9 |

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