Dal Mahābhārata: l’episodio della maledizione di Pāṇḍu

L’episodio della maledizione del cervo a Pāṇḍu ci racconta il motivo dell’impossibilità di Pāṇḍu di avere figli, fatto narrativamente cruciale perché è alla base dell’origine divina, da parte di padre, dei “figli” di Pāṇḍu, i cinque Pāṇḍava protagnisti del Mahābhārata.

Da notare in questo passo, oltre al ritmo incalzante del dialogo fra Pāṇḍu e il cervo morente, e all’atmosfera mitologica, sono:

-la menzione dei puruṣārtha, o scopi della vita (evidentemente solo tre, poiché si parla del trivarga);

-il riconoscimento di kāma, desiderio e piacere, come il puruṣārtha principale, e dell’atto erotico (definito “coronamento degli scopi degli uomini”) come atto benefico e ambito da tutti e per questo “inviolabile”;

-il principio della non-crudeltà: nessun dharma, comportamento, neppure quello del cacciatore o del guerriero, può spingersi oltre la soglia della crudeltà, approfittando della debolezza altrui o non riconoscendo un suo diritto inviolabile.

Buona lettura!

In una foresta piena di animali selvatici e di serpenti, che si trovava in un grande deserto,  il re Pandu vide un maestoso cervo intento ad accoppiarsi. Subito Pandu trafisse la cerva e il cervo con cinque frecce d’oro ben piumate, veloci e appuntite. Quello, sappiate, era un potente asceta, un uomo dal grande splendore, figlio di un Rishi, pieno di ardore ascetico, che assunta la forma di un cervo si stava accoppiando con la moglie. E, ancora unito con quella cerva, emettendo voce umana, in un attimo caduto a terra, disse, raccogliendo le sue forze:

“Gli uomini che si dilettano negli atti illeciti, evitano di compiere crudeltà, anche i meno intelligenti, pur se la loro mente è in preda a irrefrenabile passione. L’opinione non annulla la norma, ma è la norma che annulla l’opinione: l’opinione non ha alcun titolo riguardo a quel che è regolato dalla norma. Come può la tua mente, o discendente di Bharata, essersi così ingannata, assoggettata a passione e avidità, tu che sei nato in una famiglia di prim’ordine, di persone fedeli al Dharma eterno?”

“Da sempre i re sono intenti ad uccidere, i cervi come i nemici: o cervo, come osi, in preda alla confusione, accusarmi? La caccia al cervo è praticata sia con l’astuzia che con la forza, ed è parte fondamentale del dharma dei re. Ma tu che sai questo, perchè mi accusi? Il Rishi Agastya nell’ambito di un sacrificio Sattra si diede alla caccia dopo aver consacrato gli animali della foresta a tutti gli esseri celesti. Come puoi rimproverarmi di un comportamento che è stabilito come canonico? E’ in conseguenza dell’incantesimo di Agastya che il vostro grasso è stato scelto come offerta.”

“Anticamente non si scagliavano le frecce appena scorti i nemici; tanto più se essi sono in un momento di debolezza, si deve annunciare il momento dell’uccisione.”

“Che siano attenti o disattenti, i re uccidono apertamente e con ardore, utilizzando frecce acuminate: per quale motivo mi rimproveri, o cervo?”

“O re, non ti sto rimproverando di cacciar cervi a motivo del fatto che sono cervo io stesso: ma in quest’occasione, avresti dovuto aspettare, in nome della non crudeltà, che io finissi di accoppiarmi. Quale saggio mai potrebbe uccidere un cervo durante l’accoppiamento in una foresta, in un momento  cruciale per tutti gli esseri viventi e che tutti desiderano ottenere? Il coronamento degli sforzi degli uomini, quel che da tutti è amato: ecco cosa hai reso vano! Indegno di te, persona nata in una stirpe di discendenti di Kuru e di Rishi, uomini che evitano atti efferati, è quest’atto crudele, grandemente disprezzato da chiunque: è un atto che preclude la via al paradiso, infamante e sommamente anti-etico, o discendente di Bharata. Tu che sei gran conoscitore dei piaceri dell’amore e che conosci l’Utile, il Giusto e i trattati, non dovevi, o tu che assomigli a un dio, compiere un atto così tanto blasfemo. Tu sei quello che deve reprimere gli uomini che compiono atti crudeli e che agiscono ingiustamente, o migliore dei re, quelli che non riconoscono i tre Scopi dell’uomo. Cosa hai ottenuto uccidendomi, o migliore degli uomini? Io vivo fuori dal peccato, sono un saggio che si nutre di frutti e radici sotto le mentite spoglie di un cervo, o re, e vivo nelle foreste sempre pacifico. Poiché tu mi hai ucciso, anche tu certamente sarai raggiunto dalla morte allo stesso modo, tu che hai commesso una crudeltà su una coppia,  fuori controllo e confuso dalla passione. Io sono infatti il saggio di nome Kindama, ineguagliabile nel calore ascetico: lontano da presenze indiscrete mi stavo accoppiando con una cerva. Sotto forma di cervo me ne andavo in compagnia di cervi nel fitto della foresta:  poiché non lo sapevi, non sarai colpevole del crimine di distruzione del brahma, tu che mi hai ucciso mentre sotto le mentite spoglie di un cervo ero rapito dalla passione. Anche tu otterrai un frutto di questo genere, o stolto, e quando sopraffatto dalla passione ti accoppierai con tua moglie,  in quello stesso momento andrai all’altro mondo. E quella donna con la quale ti sarai accoppiato nel giorno della tua fine, o migliore dei saggi, seguirà te con devozione appena avrai raggiunto il signore dei morti. Come tu hai fatto cadere me nel dolore  mentre mi trovavo nel piacere, allo stesso modo sarai raggiunto dal dolore appena avrai raggiunto il piacere”.

Dopo aver così parlato, in preda a un  grande tormento, fu separato dalla vita quel cervo e Pandu istantaneamente fu sopraffatto dall’angoscia.

Scarica qui il testo del passo tradotto in questo post! maha_1_109_5-22

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