La morte di Karṇa (Mahābhārata, VIII, 65-67)

Libro VIII cap. 65
Saṃjaya disse:
1. Quei due eccelsi uomini, mentre grande era il frastuono delle conchiglie e dei tamburi, entrambi con un carro trainato da bianchi cavalli, si scontrarono, il figlio del sūta detto Vaikartana [Karṇa] e Arjuna, a causa della pessima politica di tuo figlio [Duryodhana], o re.
2. Come due elefanti himalayani furiosi, che sembrano mettere in mostra le loro zanne per la femmina in calore, così si scontrarono i due eroi lanciati a grande velocità, Dhanaṃjaya e il figlio di Adhiratha.
3. Come una nube carica di pioggia contro un’altra nube carica di pioggia, o come una montagna improvvisamente mossasi contro un’altra montagna, nel frastuono causato dalle ruote dei loro carri e dai palmi delle loro mani sulla corda dei loro archi, i due si scontrarono rovesciando una pioggia di frecce.
4. O come due montagne, piene di erbe, piante, alberi e picchi e piene delle varie creature che vivono in esse, crollate una sull’altra , quei due dalla grande forza si colpirono con le loro potenti armi.
5. Violento fu il loro scontro, come anticamente quello fra Indra e il figlio di Virocana (Bali), con i cavalli e i guidatori di entrambi con le membra crivellate dalle frecce, [uno scontro che sarebbe stato] troppo difficile da sopportarsi per altri, e il sangue cadde abbondante come acqua.
6. Come due grandi laghi con abbondanti tartarughe, pesci, gigli acquatici e loti, risuonanti di stormi di uccelli, gonfiati dal vento e molto vicini l’uno all’altro, così erano, quando si lanciarono uno contro l’altro, i loro carri muniti di stendardi.
7. Entrambi dal valore pari a quello di Indra, entrambi uguali a Indra e con grandi carri, con frecce pari al fulmine di Indra, si lanciarono uno contro l’altro come Indra e Vr̥tra.
8. Entrambi gli eserciti con elefanti, fanti, cavalli e carri, con vesti, ghirlande e ornamenti di svariati colori, tremarono dallo stupore mentre si protendevano [a guardare] e gli esseri celesti [pure], mentre si svolgeva la battaglia fra Karṇa e Arjuna.
9. Uomini desiderosi di vedere, eccitati, alzarono in alto le braccia con dita con anelli di diamanti, con grida simili a ruggiti di leone, quando il figlio di Adiratha si avvicinò ad Arjuna con l’intenzione di colpire, come un elefante si avvicina ad un altro elefante infuriato.
10. I Somaka allora gridarono al figlio di Pr̥thā: “Affrettati, vai Arjuna! Basta con gli indugi, dopo averlo trafitto taglia via la sua testa, e [con essa] la speranza del figlio di Dhr̥tarāṣṭra di ottenere il regno!”
11. E allo stesso modo molti dei nostri soldati [Saṃjaya racconta la battaglia a Dhr̥tarāṣṭra] allora dissero a Karṇa: “Vai, vai! Uccidi Arjuna, Karṇa, e ritornino i figli di Pr̥thā [Arjuna e i suoi fratelli] nella foresta per lungo tempo vestiti di corteccia!”
12. Allora Karṇa per primo trafisse Arjuna con dieci grandi frecce. Arjuna in risposta, furioso, lo trafisse nell’ascella con dieci frecce dalle punte affilate.
13. Il figlio del sūta e Arjuna si tagliarono reciprocamente con freccie ben appuntite e si avvicinarono terribilmente, cercando esaltati i punti deboli in battaglia l’uno dell’altro.
14. Spazientendosi, mentre si svolgeva questa grande battaglia, in quel momento Bhīma dal grande spirito s’infuriò e, battendo una mano contro l’altra, mordendosi il labbro inferiore, come se stesse ballando mentre suonava uno strumento, disse: “Com’è possibile che, o tu che porti il diadema, il figlio del sūta ti ha colpito per primo con dieci grandi frecce?”
15. “Con la stessa fermezza con la quale hai sconfitto tutti gli esseri dando da mangiare al fuoco nella foresta Khāṇḍava, uccidi il figlio del sūta, oppure lo maciullerò io con la mazza!”
16. Anche Vāsudeva [Kr̥ṣṇa] parlò al figlio di Pr̥thā, dopo aver visto che le frecce scagliate dal carro erano state vanificate: “Or ora Karṇa ha distrutto completamente con le sue armi le tue: che sta succedendo?”
17. “O eroe, perché te ne stai imbambolato e non ti impegni? Guarda i Kaurava che strepitano tutti gioiosi! Dopo aver messo Karṇa a capo dell’esercito vedono tutti infatti le tue armi annichilite dalle armi [di Karṇa].”
18. “Con la stessa fermezza con la quale hai sconfitto l’arma dell’oscurità, e eone cosmico dopo eone cosmico anche i terribili demoni, e in [ripetute] battaglie Dambodbhava e i suoi, uccidi ora il figlio del sūta!” [Si riferisce ad esistenze precedenti di Arjuna]
19. “Oppure con questo disco affilato, il Sudarśana, da me offerto, taglia con forza la testa di questo nemico, come Indra [ha tagliato] quella del suo nemico Namuci con il suo fulmine.”
20. “Dopo aver nuovamente trovato in te quella grande fermezza con cui hai soddisfatto il Dio [Śiva] presentatosi sotto le mentite spoglie di un montanaro, o eroe, uccidi il figlio del sūta e i suoi compagni!”
21. “Poi offri la terra, circondata dal mare, con le sue città e villaggi, ricca, al re [Yuddhiṣṭhira], dopo aver ucciso tutti i vostri nemici, e ottieni in questo modo, o figlio di Pr̥thā [Arjuna], una gloria senza pari!”
22. Incitato da Bhīma e da Janārdana [Kr̥ṣṇa], dopo aver ricordato chi lui fosse e aver considerato la sua stessa forza, e ben conoscendo lo scopo della venuta del magnanimo [Kr̥ṣṇa], gli si rivolse dicendo:
23. “O Keśava, intendo manifestare la grande arma tremenda, per il bene del mondo e per l’eliminazione del figlio del sūta, perciò dammene l’autorizzazione, e lo facciano anche gli dei, Brahmā, Bhava [Śiva] e tutti gli uomini conoscitori dello Spirito Supremo!”
24. Detto questo manifestò l’arma di Brahmā, insostenibile e che si manovra con la mente, e così ricoprì, lui dal grande ardore, il cielo e l’orizzonte con frecce, e lui stesso, toro dei Bharata, scagliò in un colpo solo diecimila frecce.
25. Allo stesso modo però, in mezzo alla battaglia, anche il figlio del sole [Karṇa] scagliò migliaia di fasci di frecce, che rombando raggiunsero il figlio di Paṇḍu [Arjuna] come scrosci di pioggia liberati da una nuvola.
26. Poi, lui dagli atti sovrumani, dopo aver colpito con tre frecce, una per ciascuno, Bhīma, Janārdana e il portatore del diadema [Arjuna], gridò spaventosamente con tutta la sua voce.
27. Il portatore del diadema, colpito dalla freccia di Karṇa, vedendo che lo stesso era avvenuto a Bhīma e Janārdana non poté tollerarlo e nuovamente il figlio di Pr̥thā scagliò diciotto frecce.
28. Dopo aver trafitto Suṣena [il figlio di Karṇa] con una freccia, con quattro Śalya [l’auriga di Karṇa] e con tre Karṇa, uccise con dieci frecce ben scagliate il capo dell’assemblea, cinto da una corazza d’oro.
29. Quel principe, decapitato, senza più le braccia, privato dei cavalli e dell’auriga, senza l’arco, senza lo stendardo, cadde stroncato dall’alto del suo carro, simile a un albero Śāla fatto a pezzi dalle scuri.
30. Dopo aver trafitto Karṇa con tre, con otto e poi con due, con quattro e con dieci frecce, e dopo aver ucciso quattrocento elefanti insieme ai loro guidatori e distrutto ottocento carri, uccise mille cavalli insieme agli aurighi e ottomila eroici fanti.
31. Avendo scorto i due campioni che stavano combattendo, desiderando vedere i due eroici guerrieri, Karṇa e il figlio di Pr̥thā, gli uomini, dopo aver arrestato i loro carri, si fermarono e lo stesso fecero gli esseri celesti in cielo.
32. Poi, improvvisamente, la corda dell’arco del figlio di Paṇḍu, tesa oltre misura, si spezzò facendo un grande rumore, e proprio in quell’istante il figlio del sūta sommerse il figlio di Pr̥thā con cento frecce corte.
33. Con sessanta frecce di ferro, simili a serpenti che hanno fatto la muta, appuntite, scintillanti d’olio, veloci grazie a penne d’uccello, trafisse Vāsudeva [Kr̥ṣṇa], e a quel punto i Somaka [alleati di Arjuna] si diedero alla fuga.
34. Allora dopo aver rapidamente sostituito la corda del suo arco e aver distrutto otto frecce del figlio di Adhiratha, furioso e col corpo ferito dalle frecce di Karṇa, il figlio di Pr̥thā riportò in battaglia i Somaka e, dopo che le sue rapide frecce ebbero oscurato il cielo, nessun uccello osò più volare.
35. Quindi il figlio di Pr̥thā, ridendo, trafisse con violenza l’armatura di Śalya con dieci frecce; quindi trafisse Karṇa con dodici frecce ben scagliate e poi di nuovo con altre sette.
36. Karṇa, colpito duramente da frecce terribilmente veloci, scagliate in rapida sequenza dall’arco del figlio di Pr̥thā, il corpo lacerato in più punti e grondante di sangue, pareva il dio Rudra che tende l’arco.
37. Allora il figlio di Adhiratha trafisse Dhanaṃjaya [Arjuna], simile al re degli dei [Indra], con tre frecce e scagliò, desideroso di ucciderlo, su Acyuta [Kr̥ṣṇa] cinque frecce fiammeggianti simili a serpenti.
38. Queste dopo aver trafitto, ben scoccate, la corazza d’oro e dal colore cangiante di Puruṣottama [Kr̥ṣṇa] da essa si staccarono e penetrarono, veloci, nella terra a gran velocità e dopo aver nuotato nel sottosuolo rispuntarono davanti a Karṇa.
39. Ma con cinque grandi frecce Dhanaṃjaya le spezzò ognuna in tre parti; quelle allora caddero a terra: erano in verità dei grandi serpenti schierati col figlio di Takṣaka [si riferisce a quando Arjuna per soddisfare il dio del fuoco bruciò un’intera foresta e con essa gli animali che ci vivevano, fra cui i serpenti, di cui Takṣaka, che si salvò, era il capo].
40. Quindi Arjuna, coronato dal diadema, arse d’ira, simile a fuoco che brucia legna secca, e trafisse Karṇa nei punti vitali con frecce scagliate [dopo aver teso l’arco] fino all’orecchio, fiammeggianti e capaci di portar via la vita, e Karṇa vacillò per il dolore, ma riuscì, grazie alla sua prestanza, a restare in piedi, incredibilmente forte com’era.
41. Allora tutto l’orizzonte, e la luce del sole, e il carro di Karṇa, o re [Dhr̥tarāṣṭra a cui Saṃjaya sta raccontandola battaglia], divennero invisibili per la quantità di frecce scagliate da Dhanaṃjaya infuriato, come avviene, in inverno, quando il cielo è avvolto dalla nebbia.
42-43. Tutti i soldati a protezione delle ruote dei carri, quelli a protezione delle zampe degli elefanti, quelli schierati nell’avanguardia e quelli schierati nella retroguardia, scelti da Duryodhana personalmente, ben schierati, con bei carri, eccellenti combattenti, duemila in tutto, eroi dei Kuru, in un attimo il toro dei Kuru [Arjuna], ambidestro, li distrusse sul campo di battaglia insieme a tutti i loro carri, coi cavalli e gli aurighi, lui eroe incomparabile.
44. Allora i tuoi figli e i Kuru rimasti si diedero alla fuga, voltando le spalle a Karṇa dopo aver abbandonato sul campo i morti e i feriti, i loro padri e i loro figli piangenti.
45. Karṇa, guardandosi intorno e capendo di esser stato abbandonato da tutti i suoi, fuggiti sopraffatti dal terrore, non si turbò, o discendente di Bharata, ma si lanciò verso Arjuna che gli stava venendo in contro.
Cap. 66
Saṃjaya disse:
1. Dopo esser scappati di fronte alla pioggia di frecce [di Arjuna], i Kuru si fermarono, schierati disordinatamente, e videro da ogni parte come dei fulmini prodotti dal lancio di un’arma di Arjuna.
2. Quell’arma, divoratrice di eroi come l’eternamente risuonante etere divora il vuoto, fu scagliata allora rapidamente dall’irato figlio di Pr̥thā per uccidere in quella grande battaglia Karṇa.
3. Con l’arma magica ricevuta da Rāma [Jāmadagnya], dal grande potere e distruttrice dei nemici, Karṇa deviò quell’arma infuocata di Arjuna e trafisse il figlio di Pr̥thā con frecce taglienti.
4. Allora, o re, lo scontro fra Arjuna e il figlio di Adhiratha divenne ancor più intenso e entrambi si colpirono con le frecce, come due elefanti infuriati con i colpi delle loro zanne.
5-6. Poi Karṇa, intenzionato a colpire alla testa Phalguna [Arjuna], prese nel mezzo della battaglia una freccia capace di uccidere qualunque nemico, molto affilata, con la testa di serpente, infuocata, terribile, perfettamente liscia, lungamente tenuta in serbo per il figlio di Pr̥thā, ininterrottamente venerata, conservata in mezzo a polvere di sandalo, riposta in un astuccio d’oro, grandemente velenosa poiché nata nella stirpe del serpente Airāvata.
7. Il re del Madra [si tratta di Śalya, in questa battaglia auriga di Karṇa, che aveva promesso a Yuddhiṣṭhira che avrebbe tentato di scoraggiare Karṇa quando fosse giunta la battaglia finale con Arjuna] vedendo che il figlio del sole aveva incoccato la freccia, gli disse: “O Karṇa, questa freccia non raggiungerà il collo: cercane un’altra che possa colpire la testa e incoccala!”
8. Allora Karṇa con gli occhi rossi di rabbia, mentre teneva con forza la freccia incoccata, disse a Śalya: “Karṇa non incocca due volte una freccia, o Śalya: le persone come me non ricorrono agli inganni.”
9. Detto ciò scoccò quella freccia chiamata Balāhaka che lui aveva venerato per tanti anni e [prima] gridò “Sei morto di sicuro Phalguna!” e rapidamente scoccò con abilità la freccia.
10. Mādhava [Kr̥ṣṇa] vedendo la freccia-serpente che veniva incoccata da Karṇa abbassò il carro [premendolo] con la forza dei piedi, lui il più forte dei forti.
11. Abbassatosi il carro, i cavalli caddero in ginocchio a terra e così la freccia colpì il diadema di quell’assennato eroe [Arjuna].
12. Il figlio del sūta, grazie al suo orgoglio e alla somma perizia nel lanciare con forza le sue armi, portò via, con quella freccia, dalla testa di Arjuna, quell’ornamento del suo capo [il diadema], famoso sulla terra, nei mondi celesti e in quelli acquatici.
13. Ornamento la cui brillantezza oscurava lo splendore del sole e della luna, impreziosito da oro, perle e una quantità di pietre preziose, che il dio Brahmā in persona aveva forgiato con cura, usando il suo calore ascetico, per donarlo a Indra.
14. Ornamento sommamente prezioso, capace di incutere soggezione ai nemici, incredibilmente bello e profumato, che Indra, benevolo, aveva spontaneamente donato ad Arjuna dopo che lui aveva ucciso i nemici degli dei.
15. Impossibile da distruggere anche per gli dei, non da Śiva col suo arco, non dal signore delle acque [Varuṇa] con i suoi lacci, non da Indra col suo fulmine, non da Kubera, il signore delle ricchezze, con la migliore delle frecce: ma Vr̥ṣa [Karṇa] usando la sua forza, con la sua freccia-serpente, lo distrusse.
16. Strappato via da quella insuperabile freccia che ardeva col fuoco del suo veleno, luminosa, l’amato sommo diadema del figlio di Pr̥thā cadde a terra, come il sole infuocato cade dietro la montagna occidentale.
17. Così la freccia-serpente fece cadere, con la sua forza, il diadema ornato di una quantità di pietre preziose dalla testa di Arjuna, come il fulmine di Indra il più alto picco di un monte coi suoi alberi pieni di incantevoli fiori e germogli.
18. Come il rumore che si sente quando la terra, l’aria, il cielo e le acque sono trapassati dal vento, o discendente di Bharata, così risuonarono tutti i mondi in quel momento e la gente si interrogò [su cosa fosse successo] e sconvolta tremò.
19. Ma Arjuna, dopo essersi legato i capelli in un turbante bianco, restò calmo, e pareva la montagna dell’Est con in cima il sole splendente di tutto il suo fulgore.
20-21. E la freccia-serpente Balāhaka, scagliata dalle braccia di Karṇa, grande, luminosa come un fuoco o come il sole, nemica giurata di Arjuna, dopo aver colpito il suo diadema, si alzò in cielo e disse: “O Kr̥ṣṇa, sappi che ho subito un torto [da Arjuna]: l’ostilità che oggi ho manifestato nasce dall’uccisione di mia madre”, e Kr̥ṣṇa disse allora al figlio di Pr̥thā, mentre continuava la battaglia: “Uccidi questo grande serpente che ti è ostile.”
22. Dopo che gli fu detto così da Madhusūdhana [Kr̥ṣṇa], il possessore dell’arco Gāṇḍīva [Arjuna], di quell’arco terribile per i nemici, disse “Cosa vuole da me questo serpente, che spontaneamente si dà in pasto a Garuḍa [mitico rapace acerrimo nemico di tutti i serpenti]”?
Kr̥ṣṇa disse
23. “E’ quel serpente il cui corpo hai ferito mentre, arco alla mano, saziavi il fuoco nella foresta Khāṇḍava e che, potendo assumere molte forme, si è salvato volando nel cielo: hai però ucciso sua madre.”
24. Allora Jiṣṇu [Arjuna], lasciando perdere tutti gli altri, fece a pezzi con sei frecce affilate e ben appuntite quel serpente mentre stava salendo in cielo obliquamente e quello precipitò a terra, il corpo tagliato in più parti.
25. In quell’istante Karṇa, con dieci frecce affilate sulla pietra e rese veloci da piume di pavone, trafisse Dhanaṃjaya, sommo eroe fra gli uomini, mentre stava guardando di lato.
26. Allora Arjuna dopo aver risposto con dodici frecce affilate ben indirizzate e scoccate con la corda dell’arco tirata fino all’orecchio, rilasciò dall’arco completamente teso fino a sfiorare l’orecchio una freccia veloce come un serpente velenoso.
27. Quella freccia suprema, ben scoccata, dopo aver trafitto la corazza variegata di Karṇa, aver come scacciato i suoi spiriti vitali e aver bevuto il suo sangue, penetrò nella terra intrisa del suo ambìto sangue.
28. Quindi Vr̥ṣa [Karṇa] infuriato per il lancio delle frecce, simile ad un grosso serpente colpito da un bastone, altrettanto veloce [di Arjuna] rilasciò una freccia terribile, come un serpente velenosissimo rilascia il suo veleno.
29. Trafisse Janārdana [Kr̥ṣṇa] con dodici frecce e con novantanove fece lo stesso con Arjuna e dopo aver nuovamente colpito il figlio di Paṇḍu con una terribile freccia lanciò un urlo e scoppiò a ridere.
30. Il figlio di Paṇḍu non poté sopportare quella risata e, valoroso come Indra, lo colpì con frecce piumate con forza nei suoi punti vitali, lui conoscitore dei punti vitali, così come Indra distrusse Bala con la sua forza.
31. Poi Arjuna scagliò novantanove frecce, simili al bastone del dio della morte, su Karṇa e lui, grandemente afflitto nel corpo, tremò come una montagna colpita da un fulmine.
32. E il suo diadema, ornato delle migliori pietre preziose, di splendidi diamanti e d’oro, trafitto dalle frecce scagliate da Arjuna, cadde a terra e lo stesso fecero i suoi meravigliosi orecchini.
33. La superba corazza, splendente, preziosissima, che i migliori scultori avevano fatto mettendoci tutto l’impegno in moltissimo tempo, il figlio di Paṇḍu la ruppe in un attimo in mille pezzi con le sue frecce.
34. Quindi, infuriato, lo trafisse, ormai privo di corazza, con quattro ottime frecce e quello, colpito duramente dal nemico, tremò grandemente e pareva un malato coperto di ulcere infette [lett. con ulcere dovute a muco, bile e aria].
35. Arjuna scarnificò [in più punti] Karṇa con molte micidiali frecce affilate, scagliate con perizia, attenzione e forza dal suo grande arco piegato a formare un cerchio, e rapido lo colpì anche nei suoi punti vitali.
36. Duramente colpito dalle variegate frecce spaventosamente veloci e con la punta affilata del figlio di Paṇḍu, Karṇa sembrava una montagna di gesso rosso che spruzzava come cascate di acqua color sangue.
37. Il portatore del diadema [Arjuna] ricoprì, o discendente di Bharata, Karṇa, e con lui il suo cavallo e il suo carro, con delle frecce dalla punta a forma di dente di vitello e per tutto l’impegno che ci mise avviluppò l’orizzonte con [le sue] frecce dalla punta d’oro.
38. E il figlio di Adhiratha, il suo vasto e muscoloso petto crivellato di frecce dalla punta a forma di dente di vitello, sembrava una montagna ricoperta di alberi Aśoka, Palāśa e Śālmali pieni dei loro fiori rossi, inframmezzati da alberi di sandalo ondeggianti.
39. Nella battaglia Karṇa, in molti modi trafitto nel corpo dalle frecce, sembrava, o signore dei popoli, una grossa montagna con grotte e picchi pieni di alberi, e con incantevoli alberi Karṇikāra.
40. Karṇa, mentre scagliava una gran quantità di frecce col suo arco, con tutte le frecce [conficcate] come raggi, pareva il sole, di color del sangue, col disco e i raggi rossi, in procinto di tramontare.
41. Le frecce dalle punte affilate scoccate dalle braccia di Arjuna distrussero, raggiungendole in ogni direzione, le frecce, simili a grossi serpenti che sputano fuoco, scoccate dalle braccia del figlio di Adhiratha.
42. Allora la ruota del carro del figlio del sūta sprofondò nel terreno e lui, in mezzo alla battaglia, fu preso dallo sconforto poiché, a causa della maledizione del brāhmaṇa, il suo carro non procedeva e l’arma ottenuta da Rāma [Jāmadagnya] non si manifestava.
43. Non sopportando queste disgrazie, agitando le mani [al cielo], imprecando disse: “I conoscitori del dharma dicono che il dharma sempre protegge coloro per i quali il dharma è la cosa più importante, ma il mio oggi è andato giù e non protegge i suoi devoti: non sempre il dharma protegge, questo penso.”
44. Così dicendo, mentre il suo cavallo e l’auriga barcollavano, bersagliato dai lanci di frecce di Arjuna, impacciato nei movimenti a causa dei colpi subiti nei punti vitali, ripetutamente, in mezzo alla battaglia maledisse il dharma.
[Dal verso 45 al verso 59, sorprendentemente, ricomincia la battaglia come se il carro di Karṇa non fosse sprofondato: evidentemente c’è un problema testuale. Da notare che anche il metro cambia passando dal triṣṭubh al più semplice anuṣṭubh.]
45. Quindi Karṇa trafisse nella battaglia con tre terrificanti frecce il figlio di Pr̥thā e poi lo colpì sulla mano con altre sette.
46. Allora Arjuna ne scoccò diciasette, terribili, affilatissime, uguali al fulmine di Indra, che volavano in linea retta, simili a fuoco.
47. Dopo averlo colpito, queste frecce terribilmente veloci ricadevano a terra, e Karṇa profondamente scosso mostrò, con la sua potenza, la sua indole.
48. Dopo essersi fatto forza grazie alla sua fermezza scagliò l’arma di Brahmā, e Arjuna, appena se ne accorse, a sua volta invocò l’arma di Indra.
49. Dopo aver consacrato con formule sacre il suo arco Gāṇḍīva, la corda e le frecce, Dhanaṃjaya rilasciò piogge di frecce come Puraṃdara [Indra] le piogge [sulla terra].
50. Allora frecce fatte di fuoco provenienti dal carro del figlio di Pr̥thā apparirono, in tutta la loro potenza, davanti al carro di Karṇa.
51. Ma Karṇa, guerriero dal grande carro, le rese innocue mentre si moltiplicavano davanti a lui e allora l’eroe dei Vṛṣṇi [Kr̥ṣṇa], dopo che quelle frecce erano state annichilite, disse:
52. “Utilizza l’arma suprema, figlio di Pr̥thā: il figlio di Rādhā [Karṇa] le frecce le distrugge!” e allora Arjuna dopo aver consacrato l’arma di Brahmā la utilizzò.
53. Così Arjuna dopo aver ricoperto Karṇa di frecce lo mise in confusione, ma Karṇa, infuriato, con un lancio di frecce molto potenti recise la corda dell’arco di Arjuna.
54. Quindi il figlio di Paṇḍu dopo aver montato un’altra corda e averla purificata, riversò su Karṇa migliaia di frecce infuocate.
55. Karṇa, per la velocità, non si accorse, nel mezzo della battaglia, né che la corda dell’arco di Arjuna fosse stata tagliata né che fosse stata rimessa, e ciò fu simile a un prodigio.
56. Il figlio di Rādhā contrastando le frecce di Savyasācin [Arjuna] con altre frecce riuscì a fare meglio del figlio di Pr̥thā dando prova della sua forza.
57. Allora Kr̥ṣṇa vedendo che Arjuna era oppresso dalle frecce di Karṇa disse al figlio di Pr̥thā: “Impegnati! Ricorri alla tua arma più potente!”
58-59. Quindi Dhanaṃjaya consacrò con delle formule sacre [mantra] un’altra freccia, simile al fuoco e [mortale] come veleno di serpente, fatta di ferro, e quando prese, lui il portatore del diadema, quella terribile arma, desideroso di scagliarla, la terra inghiottì, nel mezzo di questa grande battaglia, la ruota del carro del figlio di Rādhā.
60. Il figlio di Rādhā, quando la ruota fu inghiottita [dalla terra], per l’ira versò lacrime e disse ad Arjuna: “O figlio di Paṇḍu aspetta un attimo!”
61. “Avendo visto che la mia ruota si è infossata fino a metà per un colpo di sfortuna, o figlio di Pr̥thā, evita di comportarti slealmente come fanno i codardi.”
62-63. “I veri eroi non colpiscono in battaglia chi ha i capelli sciolti [in segno di resa], chi si è distolto [dalla battaglia], un brāhmaṇa con le mani giunte in segno di saluto, chi chiede asilo, chi ha deposto le armi, chi è stato colto da una disgrazia, o Arjuna, chi non ha più frecce, chi ha perso l’armatura, chi ha perso o rotto le proprie armi, e neppure li colpirebbero dei principi per il loro re: tu sei un eroe, o figlio di Kuntī, perciò aspetta un attimo!”
64. “Il tempo necessario, o Dhanaṃjaya, perché io sollevi questa ruota dalla terra: non è appropriato che tu, dall’alto del tuo carro, mi uccida quando sono a terra impreparato. Io mi fido di Vāsudeva e di te, o figlio di Paṇḍu!”
65. “Tu infatti sei uno kṣatriya, cresciuto in un’illustre famiglia: ricordando quel che il dharma insegna, aspetta un attimo, o figlio di Paṇḍu!”
Cap. 67
Saṃjaya disse:
1. Allora Vāsudeva stando sul carro disse: “O figlio di Rādhā, per fortuna che ti ricordi del dharma adesso! Le persone di basso livello sono solite, quando affondano nelle disgrazie, prendersela con la sorte avversa, mai con quel che di male hanno fatto.”
2. “Quando tu, Suyodhana, Duḥśāna e Śakuni figlio di Subala faceste condurre Draupadī in mezzo all’assemblea vestita di una sola veste, non ti apparve allora, o Karṇa, il dharma!”
3. “E quando nell’assemblea Śakuni, esperto di dadi, stracciava Yuddhiṣṭhira, figlio di Kuntī, inesperto di dadi, dov’era il tuo dharma?”
4. “E quando deridevi Kr̥ṣṇā [Draupadī], in balìa di Duḥśāna, mestruante, davanti all’assemblea, dov’era, o Karṇa, il tuo dharma?”
5. “E quando, bramoso del regno, hai nuovamente convocato [per giocare a dadi], o Karṇa, il figlio di Paṇḍu [Yuddhiṣṭhira] affidandoti al re del Gāndhāra [Śakuni], dov’era il tuo dharma?”
6. Dopo che Vāsudeva ebbe parlato in tal modo al figlio di Rādhā, ricordando questi episodi, un rabbioso orgoglio s’impossessò di Dhanaṃjaya figlio di Paṇḍu.
7. Tale fu la sua ira che fiammate di fuoco gli uscirono dagli occhi, dalla bocca e dalle orecchie, o gran re, e ciò fu simile a un prodigio.
8. Allora Karṇa vedendo Dhanaṃjaya [così infuriato] rovesciò su di lui l’arma di Brahmā e nuovamente si sforzò di liberare la ruota del carro ma il figlio di Paṇḍu, dopo aver annullato quell’arma con un’altra, lo attaccò a sua volta.
9. Allora il figlio di Kuntī scagliò un’altra arma verso Karṇa, l’amata arma del fuoco, che rifulse grandemente.
10. Karṇa in risposta placò il fuoco grazie all’arma di Varuṇa e rese, con le nuvole, tutto il cielo buio come in un giorno di brutto tempo.
11. Ma il forte figlio di Paṇḍu, senza alcun turbamento, spazzò via, sotto gli occhi del figlio di Rādhā, le nuvole con l’arma del vento.
12-14. Il portatore del diadema, quello spirito elevato, distrusse con una freccia affilata, tagliente e con la punta d’oro, scoccata con precisione, lo stendardo del figlio di Adhiratha dal grande carro, uno stendardo risplendente di bellezza, eccelso con una cintura decorativa per elefanti, ricoperto d’oro, perle, pietre preziose e diamanti, fatto con impegno dai migliori scultori che vi si applicarono molto tempo, bello, intensamente luminoso, capace di infondere sempre vigore al tuo esercito e di incutere terrore ai nemici, degno di ammirazione, famoso nel mondo per la somiglianza col sole e per la luminosità uguale al fuoco, al sole e alla luna.
15. La gloria, il credo, la vittoria dei Kuru, o re, e tutte le cose da loro amate e gli stessi loro cuori in quel momento crollarono e si alzarono grida di sconcerto e disperazione.
16. Allora il figlio di Paṇḍu, affrettandosi per uccidere Karṇa, prese dalla sua faretra la freccia Añjalika, simile al fulmine di Indra, al bastone del dio del fuoco, al raggio più luminoso del sole dai mille raggi;
17. capace di recidere i punti vitali, ricoperta di sangue e pezzetti di carne [dei nemici uccisi], simile al sole e al fuoco, di grande valore, letale per uomini, cavalli e elefanti, lunga tre cubiti, con sei piume, che raggiunge l’obbiettivo rapidamente, spaventosamente veloce;
18. di potenza pari al fulmine del dio con mille occhi [Indra], impossibile da placare come una fiera affamata, simile al Pināka [arma di Śiva] o al disco di Nārāyaṇa [Viṣṇu], terrificante, distruttrice degli esseri viventi.
19. Dopo aver incoccato tale suprema e potente arma all’arco Gāṇḍīva e averlo teso, Arjuna, conoscitore delle formule [mantra], disse ad alta voce: “Questa incomparabile arma, questa freccia che trafigge i corpi, che porta via la vita, spietata, è pronta.”
20. “Ho praticato austerità, ho soddisfatto i maestri, ho prestato ascolto ai desideri degli amici: grazie a questo comportamento corretto possa questa freccia, ben protetta [contro altre frecce], uccidere Karṇa, mio nemico.”
21. Così detto Dhanaṃjaya lasciò partire quella terribile freccia per uccidere Karṇa, simile a un rito magico dell’Atharvaveda, malefico, che neanche il dio della morte avrebbe potuto sopportare in battaglia.
22. Al colmo della gioia il portatore del diadema disse rivolto alla freccia: “Che questa freccia possa portarmi la vittoria, con la sua sete di morte e la sua maestà pari a quella del sole e della luna, possa uccidere Karṇa e portarlo nel regno di Yama [dio della morte]!”
23. Il portatore del diadema, pervaso di gioia, dopo aver teso l’arco, si accinse ad uccidere, con quell’eccellente freccia destinata a portarlo alla vittoria e maestosa come il sole e la luna, il suo nemico piegato sulla ruota del suo carro [per disincagliarla].
24. Così la testa del comandante in capo dell’esercito [Karṇa], che aveva lo splendore del sole che sorge ed era simile al sole che transita nel mezzo di un cielo autunnale, cadde [mozzata] a terra, simile al rosso disco solare al tramonto.
25. E la sua anima abbandonò il corpo con grande difficoltà, quel corpo col quale sempre aveva esperito grandi piaceri, che rispecchiava la propria natura di uomo dalle sommamente nobili azioni, come un uomo molto ricco abbandona con grande difficoltà la casa di cui è padrone e a cui è affezionato.
26. Il monumentale corpo di Karṇa, mangiato dalle frecce, privo di vita, senza armatura, crollò a terra, pieno di ferite sanguinanti, simile al picco di una montagna divelto da un fulmine, con rivoli di acqua rossa per i minerali presenti nel terreno.
27. Poi dal corpo di Karṇa caduto a terra rapidamente si alzò in cielo un’energia luminosa: videro questo prodigio, o re, tutti i presenti, soldati e civili, dopo che Karṇa fu ucciso.
28. Quando i Somaka [alleati di Arjuna] videro Karṇa a terra morto, alzarono grida di gioia insieme al resto delle truppe, e felici al massimo grado suonarono degli strumenti e sventolarono le proprie vesti, e altri, possenti, si misero a ballare abbracciandosi l’un l’altro, e fra alte grida dissero
29. “Dopo aver visto Karṇa che tuonava sulla terra, ucciso dopo esser stato trapassato da una freccia [lanciata] dal carro, [è ora] simile alla sede del fuoco dopo la fine di un sacrificio, all’alba, attraversata da un gande serpente”. [probabilmente c’è un problema testuale]
30. “Con tutto il corpo crivellato di frecce, immerso in un fiume di sangue, il corpo di Karṇa sembra il sole con i suoi raggi.”
31. “Dopo aver tormentato l’esercito nemico con i suoi brucianti raggi sotto forma di frecce il sole che era Karṇa è stato fatto tramontare dal possente destino sotto forma di Arjuna.”
32. “Come tramontando il sole se ne va prendendo con sé la luce, così questa freccia se ne è andata prendendo la vita di Karṇa.”
33. Nel tardo pomeriggio del secondo giorno in cui il figlio del sūta era comandante in capo, o re, cadde la sua svettante testa, tagliata dalla freccia Añjalika in battaglia.
34. In un istante, la freccia del suo nemico rapidamente portò via la testa di Karṇa, che si elevava ben al di sopra degli altri soldati.
Saṃjaya disse:
35. Quando vide l’eroico Karṇa caduto a terra, crivellato di frecce, col corpo pieno di sangue che riposava in terra, il re dei Madra [Śalya] se ne andò via col carro dallo stendardo rotto.
36. Ucciso Karṇa i Kuru, tormentati dalla paura e pesantemente feriti durante la battaglia, fuggirono, guardando ripetutamente l’alto stendardo di Arjuna, splendente di bellezza.
37. Come va giù il sole dai mille raggi alla fine del giorno così la testa di Karṇa, le cui gesta furono pari a quelle del dio dai mille occhi [Indra] e la cui bellezza era pari a quella di mille loti, cadde a terra.

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