Archivio mensile:Ottobre 2020

Śūrpanakhā kāmamohitā: l’amore di Śūrpanakhā (Rāmāyaṇa, III, 16-17)

Śūrpanakhā, a livello narrativo, è una figura fondamentale nel Rāmāyaṇa di Valmīki.
Si tratta di un’orchessa, una rakṣasī, una divoratrice di uomini, sorella del capo dei capi dei demoni, Rāvaṇa, quel demone sovrano dell’isola di Lanka, che, incitato dalla stessa Śūrpanakhā, rapirà Sītā sottraendola a Rāma.
Il fatto è che Śūrpanakhā si innamora di Rāma, quando lo vede, durante una delle sue solite scorribande nella foresta alla ricerca di uomini da sbranare, quando lo vede splendido, seduto a raccontarsi storie con Sītā e Lakṣmaṇa, sua moglie e suo fratello. Continua a leggere

Dall’arthaśāstra di Kauṭilya: lo svadharma

L’arthaśāstra di Kauṭilya è un testo molto importante e interessante. In uno stile sintetico, spesso quasi lapidario, Kauṭilya descrive, in questo testo sicuramente antico ma di datazione incerta (si oscilla dal III a.C. al III d.C.), lo stato ideale, con particolare attenzione alla figura del re e dei ministri, all’economia, alla giustizia e alla politica estera (guerra, difesa, strategie espansive).
Nel passo tradotto di seguito (1.3.5-1.3.13) si affronta il tema dello svadharma o dei compiti specifici dei diversi “gruppi sociali” (varṇa) e delle diverse “condizioni di vita” (āśrama). Continua a leggere

Studiare il verbo sanscrito: da dove si inizia?

Può sembrare brutto, può sembrare noioso, ma il metodo migliore per studiare il verbo sanscrito, secondo me, è cominciare memorizzando — senza paura e con entusiasmo — le terminazioni cosiddette primarie e le terminazioni cosiddette secondarie.
Tanto in definitiva, quando si analizza una frase e si deve, come per ogni lingua indoeuropea antica, partire dal verbo, è la terminazione che dobbiamo riconoscere, è quel “pezzettino lì” a dirci: “Hei! Guarda che è questo il verbo: parti da qui!”. Continua a leggere